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Mosè Bianchi (Monza 1840 - Monza 1904) VECCHIA MILANO, IL CARROBBIO olio su tavoletta, cm 23x31,5 firmato e datato '1888' in basso a sinistra retro: timbro della Mondial Gallery di Milano e iscritto 'N. 38-2'   OLD MILAN, THE CARROBBIO oil on panel, 23x31.5 cm signed and dated '1888' lower left on the reverse: label of the Mondial Gallery of Milan and inscribed 'N. 38-2'   Provenienza Mondial Gallery, Milano, 1961 Collezione privata   Bibliografia P. Biscottini, Mosè Bianchi. Catalogo ragionato, Milano 1996, n. 538, p. 348   Tra gli innovatori della scuola lombarda legata al vero, Mosè Bianchi è certamente da considerare uno dei più importanti protagonisti di quella nuova tendenza, tanto apprezzata dal critico Luigi Chirtani, che, in occasione dell’Esposizione Nazionale di Belle Arti tenutasi nel 1881 in una Milano moderna e vivace, sosteneva l’importanza di una “rivoluzione radicale, basata sul principio che la pittura è arte di dipingere, seguendo esclusivamente l’impulso dello studio sentito sul vero. Non appreso, sentito” (Milano e l’esposizione italiana del 1881, n. 4-5, p. 27). Una volta superato il formalismo accademico, presto nella produzione di Bianchi anche i quadri di storia e i paesaggi fantastici avevano lasciato spazio all’attualità ambrosiana fatta di sviluppo industriale, modifiche urbanistiche, tram a cavalli, viali illuminati da fiochi lampioni in una città operosa, in perenne movimento. Erano questi i nuovi soggetti, intervallati dalle vedute ambientate nella laguna veneta, prediletti da Mosè Bianchi nel corso degli anni Ottanta, che videro, soprattutto nel 1888, una produzione di dipinti particolarmente felici. Ed è in quest’anno che l’artista monzese realizza opere, seppur su supporti spesso contenuti di dimensione, di notevole qualità come Vecchia Milano. La tavoletta, dagli esiti elevati sia sul piano compositivo che pittorico, colpisce per l’immediatezza visiva nella resa del dinamismo del traffico cittadino. Il palazzo con portici che taglia diagonalmente la scena fa da sfondo al passaggio dei cavalli bianchi che trainano le carrozze ravvivando, con le loro chiare chiome, la tavolozza dalle cromie attutite dalla luce crepuscolare. Bianchi vi raffigura un luogo a lui noto e caro, il Carrobbio, punto nevralgico milanese, più volte osservato e riprodotto dal pittore con la sua pennellata veloce e vibrante. La via Lanzone, dove si trovava lo studio di Mosè Bianchi, si affaccia infatti sul Carrobbio e a due passi c’è Corso di Porta Ticinese con le sue Colonne di San Lorenzo, altro scorcio frequentemente ritratto nelle opere dell’artista, come nel caso della tela coeva dal titolo appunto Colonne di San Lorenzo (n. 537 del catalogo generale), di dimensioni più ampie, scelta dalla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente per gli acquisti sociali del 1890. In quell’anno il pittore riscosse un ampio successo presentando alla mostra annuale del sodalizio diverse opere simili al nostro soggetto, ispirate a vedute di Milano bagnata di neve e pioggia o avvolta dalla nebbia, mostrando, come anche nel nostro caso, una particolare attenzione al dato atmosferico.   E.S.    

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